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Il fiume Adige, il secondo fiume d’Italia per lunghezza, veniva utilizzato per trasportare le merci da Bolzano a Verona e al contrario; spesso la discesa arrivava addirittura fino a Venezia … all’Arsenale!
Il trasporto verso sud era fatto con le zattere, che sfruttavano la corrente favorevole, mentre per le consegne destinate a nord si utilizzavano i burchi. C’è un motivo: le zattere, essendo costituite da tronchi, facevano solo il percorso di andata. Alla fine della navigazione entravano in segheria e il loro legname era riutilizzato. Normalmente una zattera era fatta da 30 tronchi, posti su più strati, e nel suo viaggio conduceva perciò anche circa 120 metri cubi di legname. Alcune zattere più grandi, grazie alla lunghezza dei tronchi, erano già destinate all’Arsenale di Venezia e finivano “nelle” navi della Serenissima. I burchi invece risalivano la corrente con il carico trainati da cavalli, o da buoi, e dovevano ridiscendere senza merce perché ospitavano a bordo i loro animali, necessari per il successivo traino.

La navigazione non era facile; il fiume non era rettilineo, si potevano incontrare accumuli di detriti dei vari affluenti dell’Adige, bisognava stare attenti alle “roste” (ripari per i campi adiacenti il fiume) che creavano correnti anomale, oltre a tener sotto controllo la velocità dell’acqua!
Le merci venivano custodite dentro botti di legno per evitare i danni causati dall’acqua.
I punti nevralgici erano: il porto di Bronzolo (scalo merci di Bolzano; per il legname delle foreste altoatesine); Lavis (legname proveniente dalla Valle di Fiemme); Sacco (scalo merci di Rovereto; per il legname dei boschi di Rovereto e dintorni, tra cui Terragnolo e Vallarsa); Pescantina (scalo merci di Verona).
Erano secondari il porto di Calliano, dove si poteva caricare il legname tagliato nei boschi di Folgaria, e il porto di Villa Lagarina (rilevante punto di collegamento tra Rovereto e la Destra Adige). C’erano altri porti, meno importanti, ad Egna, Salorno, S. Michele all’Adige e Nave S. Felice.

 

traghetto porto di Villa Lagarina quadro De Moll

il barone De Moll al porto - particolare del quadro del 1840
(fonte: Quaderni del Borgoantico)

 

I materiali che provenivano da altre località al porto di Villa Lagarina erano: legname da costruzione, zucchero e caffè, vino, sete colorate, sale, pelli lavorate, chiodi tedeschi e lamiere di rame, grano. Pomarolo, grazie alle sue cave, invece spediva il tufo e, proprio nei pressi del porto, c’era una fabbrica di coppi (copera).
In un periodo in cui da noi scarseggiava, al porto si è avuta una fornitura di foglia di gelso (foia de morer), che era necessaria per allevare i bachi da seta (cavaleri).
Anche le persone, raramente, utilizzavano questa via di trasferimento.

I tempi di percorrenza erano: con la zattera da Bronzolo a Trento mezza giornata e da Trento a Verona 2 giornate (si viaggiava solo di giorno); con il burcio, per lo stesso percorso, da 2 a 4 giorni. Per arrivare a Venezia ci volevano 8 giorni.
Un approfondimento sulla navigazione fluviale lo puoi trovare in questa altra pagina del mio sito: navigazione fluviale.

 

traghetto porto di Villa Lagarina ponte

ponte di Villa - 1896 - il nuovo ponte di ferro
appoggia provvisoriamente sul vecchio di legno
(fonte: Quaderni del Borgoantico)

Il traghettatore e il porto
di Villa Lagarina

 

gurk porto traghetto Villa Lagarina

il traghetto e il porto di Villa Lagarina
quadro di Eduard Gurk - 1840
(fonte: Wikipedia)

L’attraversamento dell’Adige da S. Ilario a Villa Lagarina, e il contrario, era importante perché teneva in comunicazione le numerose località poste sui due lati della vallata. Il primo ponte sul fiume fu costruito nel 1847, ma prima di allora c’era un traghettatore.

Il traghettatore, detto portener (portinaio), trasportava persone, animali e cose da una sponda all’altra del fiume. Non si limitava però solo a quello, infatti prendeva in carico e custodiva le merci che arrivavano, o partivano, al/dal porto grazie alla navigazione fluviale.

In proposito ho letto un caso curioso successo nel 1783 al porto di Villa Lagarina. I conti Marzani attendevano l’arrivo di caffè e zucchero, acquistati da una ditta di Monaco, che li aveva consegnati a degli spedizionieri presenti alla fiera di S. Andrea di Bolzano e da lì spediti via fiume. I barili arrivarono presso il porto di Villa Lagarina, e vennero correttamente consegnati e scaricati nelle mani del portener. A ritirarli però si presentò poi un truffatore, che si spacciò per uomo di fiducia dei Conti. Cercò di rivendere la merce di cui si era appropriato, ma fu rintracciato e punito!

Il trasporto tramite navigazione fluviale fu attivo fino alla metà del 1800. La costruzione della Ferrovia portò modifiche sulle spedizioni, oltre che all’alveo del fiume!

 

traghetto porto di Villa Lagarina ponte

costruzione del ponte - il traghetto viene ripristinato
(fonte: Quaderni del Borgoantico)

 

Le prime notizie del “port” – traghetto di Villa Lagarina si hanno a partire dall’11 gennaio 1489.

La possibilità di trasportare persone, animali e merci da una sponda all’altra era un privilegio dell’Imperatore. Questi cedeva il diritto ai suoi vassalli; per Villa era il Principe Vescovo di Trento. Anche lui poteva passare l’amministrazione ad un signore, o signorotto, che spesso a sua volta lo dava in concessione.
I Conti Lodron e signori di Castel Nuovo e Castellano stipularono infatti un contratto con il sig. Antonio Vicentini per l’affidamento di un servizio di traghetto e la conduzione del “porto”.
Il contratto aveva durata 19 anni, rinnovabile di altri 19. Ad ogni rinnovo ai signori Lodron spettava una libbra di pepe (circa 3,3 etti) oltre all’affitto annuale. L’affitto andava pagato annualmente il giorno di San Michele (29 settembre). Era indispensabile che il traghetto fosse solido, fornito di barche, di corde e di ogni strumentazione necessaria al trasporto, e che fosse in sicurezza.

 

Si conoscono le tariffe applicate nel 1685. Ve ne propongo alcune perché si comprende sia cosa veniva trasportato, sia il differente valore delle cose.
La moneta usata era il carantano. Con 13 carantani si faceva un trono. La paga giornaliera di un manovale era un trono e mezzo, di un muratore era poco più di 2 troni.

Ecco alcune tariffe:
Per una persona, andare e ritornare carantani 1
Un Cavallo o Mullo carantani 4
Un Asino carantani 3
Una sedia con sotto un Cavallo solo, andare e ritornare carantani 6
Una Carrozza, Calesso o Birba o Carretta con due Cavalli carantani 10
Un Carro con Seta da vendere o venduta carantani 12
Un Carro andar carico e ritornar non carico Carantani 6
Un Carro andare e ritornare carico carantani 7
Un Zerlo o Conzal di Seta, frutti, Carne o altro con persona carantani 4
Una Cesta ossia minalla senza manico non ordinaria con la persona carantani 4
Ogni Cassa di Droghe carantani 3
Le tariffe erano raddoppiate se il fiume era piena. C’era inoltre un elenco delle persone esonerate dal pedaggio, tra questi apparivano i signori Lodron.

Da una relazione richiesta a seguito dell’aggregazione del Trentino Alto – Adige al Regno d’Italia (passaggio di Napoleone), ed effettuata nel luglio del 1810, si può conoscere qualche altra curiosità del porto:
la rendita “sporca” del Porto era di circa 850 fiorini all’anno (1 fiorino = 5 troni);
la spesa annua che veniva sostenuta per il mantenimento era di circa 450 fiorini - principali spese: reghem (la fune sospesa tra una sponda e l’altra del fiume, alla quale il traghetto è agganciato), soghe, riparature di barche, dei scanelli (piccole panche), del pavimento del porto, mantenimento di un uomo continuo di custodia e di servizio.

 

traghetto porto di Villa Lagarina

(fonte: Quaderni del Borgoantico)

 

Il funzionamento del traghetto leonardesco, chiamato così perché l’invenzione sembra sia di Leonardo da Vinci, era molto semplice ed economico. Il particolare mezzo di trasporto, un “pavimento” che poggiava su due barche, era attaccato con una fune ad un cavo che attraversava il fiume unendo le due sponde. Ponendo la prua del traghetto obliquamente, in un verso o nell’altro, grazie alla resistenza della fune, si sfruttava la forza della corrente del fiume per spostarsi.
Un traghetto simile a questo è ancora in attività e si trova a Imbersago.

 

traghetto porto di Villa Lagarina traghetto imbersago

il traghetto di Imbersago
(fonte: Google immagini)

 

Al porto di Villa Lagarina, essendo un luogo di attività oltre che il punto di attraversamento del fiume, c’erano anche un deposito per le merci, un ricovero per gli animali, un locale di ristoro (visti i tempi necessari per la percorrenza del fiume e la necessità, per i burchi, di far riposare gli animali) e una chiesetta dedicata a San Giovanni.

La chiesetta era annessa al porto fluviale, tanto che era nominata chiesa di “San Giovanni al Porto”. Era ubicata sulla sponda destra dell’Adige, all’inizio dell’abitato di Villa Lagarina, al centro della attuale strada! Venne demolita nel 1845 a causa della costruzione del primo ponte.

A conferma che la zona è “storicamente definita porto fluviale” ci sono vari documenti legali, o pubblici, in cui tale chiesa viene citata sempre con quella definizione ed è sempre un punto di riferimento ufficiale.

 

traghetto porto di Villa Lagarina ponte 1902

il ponte nel 1902
(fonte: Quaderni del Borgoantico)

 

Nel 1847 venne inaugurato il primo ponte, di legno, che consentiva di attraversare il fiume. Fu costruito anche un “casello del dazio”, perché, anche per passare sul ponte, era necessario pagare un pedaggio! Nel luglio 1866 il ponte venne bruciato dall’autorità austriaca per ostacolare l’avanzata di Garibaldi verso Trento.

Il secondo ponte, sempre in legno, fu inaugurato il 4 giugno 1868.

Per il passaggio sul ponte, il pontatico (tassa per il passaggio su ponti) fu comunque ridotto: nulla per le persone, una minima tassa per gli animali. Una curiosità: in occasione di pestilenze, o di provvedimenti che impedivano il passaggio sul ponte, il conduttore del ponte poteva chiedere una riduzione della sua quota dovuta per la concessione.

Nel 1895 il ponte di legno venne sostituito con uno in ferro. In questa occasione, durante i lavori, fu ripristinato il traghetto.

Solo dal 1898 nessun pedaggio viene più pagato per attraversare l’Adige.

Nell’agosto del 1966 (poco prima dell’alluvione) è completato l’attuale ponte di cemento, poi ristrutturato nel 2003.

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